"E ho fantasia e posso anche volare, la fantasia lo sai mi fa volare."
Una frase meravigliosa di una canzone meravigliosa. E questo basta per descrivere il blog: un foglio bianco su cui incidere lentamente ogni piccolo granello di sensazione rilevata dal mio piccolo cuoricino.

mercoledì 5 settembre 2012

Sputando parole di sfogo...

Ero una persona che non piangeva mai.
Quando c'era un problema m'incazzavo, lo affrontavo e lo superavo. 
Avevo un'amica, con cui potevo sorridere anche quando le cose non andavano alla grande.
Avevo casa mia, le vie strette di Cortenova in cui camminare quando mi sentivo triste.
E c'erano quei posti che mi ricordavano bei momenti, e mi facevano sorridere.

Quando ho perso una di queste cose, le ho perse tutte. 
Mi sono trasferita. Non ho più un paese che mi accoglie quando ho bisogno di respirare,
non ho più nessun luogo che mi aiuti a sorridere quando ne ho bisogno.
Non ho più quell'amica che mi tiri su il morale, è sparita, non so più neanche se la riconoscerei.
E sono una persona che piange sempre.
Quando ho un problema non lo affronto, lo lascio scivolarmi addosso senza fare niente.
La vecchia me non l'avrebbe mai fatto, aveva la forza di reagire. 
La nuova me non ha il coraggio di affrontare niente, non ha la forza di incazzarsi e sgretolare le muraglie di problemi che si trova davanti.

Per un tempo interminabile non ho suonato il pianoforte. Mi sedevo sul seggiolino di pelle e piangevo, senza toccare i tasti.
Mi guardavo attorno, nella mia stanza, e mi maledicevo di possedere tante cose inutili, di fronte alla difficoltà della mia famiglia.
Mi sono tatuata la chiave di violino per ricordarmi chi ero, 
per ricordarmi il ruolo della musica nella mia vita.
Una chiave di sol e una farfalla: LA MUSICA MI RENDE LIBERA.
Sono entrata a far parte di una band e ho ricominciato a suonare, ad amare la musica,
ho ricominciato a sedermi su quel seggiolino di pelle e affrontare le lacrime con le note.

Ho visto i sogni di mio papà andare in fumo davanti ai suoi occhi.
Un giorno ho sceso le scale, sono entrata in panificio, e ho trovato mio papà solo, in quel luogo così grande e vuoto, che smontava le ultime cose rimaste.
Mi sono voltata, ho risalito le scale piangendo e ho capito che avevamo perso tutto.

Io amo la mia famiglia, anche se a volte mi sembra quasi di odiarla.
Tutti incavolati, nervosi, che non sanno cosa fare per tirare avanti,
e io che sono inutile e mi trovo in mezzo ai casini "da grandi" senza dire nulla.

Voglio tornare ad essere quella di prima.
Quella che adesso non starebbe piangendo davanti ad un pc.
Quella che canterebbe fino ad urlare, pur di far sentire al mondo che c'è ancora, 
e che è pronta ad affrontare qualunque cosa, pur di far andare le cose nel verso giusto.

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