Cammino per la strada
erro senza meta.
Come un vagabondo in cerca di riparo dal freddo
costruisco una barriera di paura attorno a me:
mi proteggerà dall'insidia della notte.
Giungo ad un incrocio
sono ferma ad un bivio:
chiudo gli occhi e lascio che il vento mi indichi la strada giusta.
Il lamento di un neonato, e decido per quella direzione.
Un viale alberato,
lungo e affollato.
Schivo le giacche aperte delle persone,
schivano il mio sguardo bisognoso d'aiuto.
Un piccolo albero malato a sinistra:
le foglie secche e il tronco striminzito.
Una panchina a destra:
vernice nuova e viti salde.
Mi siedo felice di aver trovato un posto comodo.
Qui mi posso anche sdraiare.
E poi arrivano due innamorati
e la panchina accoglie gioiosa le loro carezze,
mentre le foglie secche dell'albero cadono sul mio petto.
Un piccolo sussulto del mio cuor
e capisco che sono ancora vivo.
Magro, con la pelle secca e raggrinzita,
le mani fragili, ma vivo.
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